Nasce ad Avellino, nel 1978. Gli anni di formazione sono caratterizzati da una vicinanza alla macchina fotografica vissuta sempre con distacco; l’educazione all’immagine, alla fotografia come documento c’è in famiglia, ma gli anni dell’ adolescenza sono in direzione del disegno, dei ritratti, nulla che possa far immaginare la sua vocazione, in quanto il suo vero rapporto con la fotografia nasce nel 2014, dopo una serie di vicissitudini tragiche familiari. La macchina fotografica diventa il mezzo per comunicare il suo nuovo sguardo interno sul mondo. Si ispira ai grandi maestri, Bresson, Doisneau, Scianna, Frank; degli stessi asseconda le sensazioni che hanno raccontato e che ritrova ogni volta che riesce a “rubare la vita”; sperimenta per diversi anni la strada dove si sente a casa, alla ricerca di un attimo che racconta, che apre una visione, ama sentire quello che gli regalano gli incontri causali, le occasioni che si creano naturalmente quando si è a contatto con i passanti; tutto questo diventa un modo di conoscere un nuovo sè, lo stare dentro a quel che vede non solo dal mirino.

Prima di dirigersi completamente nel percorso di fotografo, complice la sua attività di pubblicitario, ha la possibilità di mantenere un contatto diretto e stimolante con fotografi professionisti, e sfruttando le loro indicazioni, approfondisce, cura e studia l’arte fotografica. Col tempo inizia a seguire progetti di reportage di carattere sociale e antropologico, sentendosi perfettamente a proprio agio nel documentare, attraverso le emozioni, la propria idea di fotografia. Nel 2018, dopo un viaggio a Cuba, ha una parentesi a colori, che mette in scena allestendo una mostra “Human Mirror” ad Avellino, dove gli studi fatti iniziano a mostrare la sua crescita compositiva, aprendo sempre più lo sguardo, caratterizzato da giochi di luce ed elementi architettonici che si fondono con l’elemento umano, sempre presente nelle sua fotografie.

Dal 2017 al 2019, attraversando gli ambienti del tango argentino, che pratica abitualmente su Napoli, Salerno e in altre zone della Campania, cura un reportage sullo studio e la pratica del ballo sociale più famoso al mondo. Ne verrà fuori un lungo e approfondito lavoro che purtroppo ancora non ha avuto modo di avere il giusto palcoscenico, ma che presto sarà proposto in una mostra itinerante.

La ricerca di temi sociali, che mettono in luce il disagio di chi è meno fortunato, di chi è ai margini e diventa invisibile muovono il suo interesse e inizia a curare insieme all’amico giornalista Antonello Plati questo progetto che racconta la situazione ancora precaria e vergognosa di famiglie che vivono ancora sulla propria pelle, quotidianamente, l’evento tragico del terremoto del 1980. Nasce “40 e non vederli”.

Nel 2021 segue la campagna elettorale di Angelo Moretti a Benevento, un’esperienza che lo coinvolge pienamente e che lo porta a contatto più profondo con la comunità beneventana dove risiede da qualche anno, ma in contrada. Racconta dapprima il degrado della città capoluogo attraverso il reportage “Il silenzio è cosa viva”, per poi seguire giornalmente gli incontri del candidato sindaco con i cittadini e curare la ritrattistica di tutti i candidati del movimento civico.

Made by  Mariangela Baldini