
Nasco ad Avellino e mi formo per diventare un grafica pubblicitario che opera nell’ambito della comunicazione; in questi anni la mia vicinanza alla macchina fotografica risulta distaccata; l’educazione all’immagine, alla fotografia come documento c’è in famiglia, ma gli anni dell’ adolescenza sono in direzione del disegno, dei ritratti, nulla che possa far immaginare la mia vocazione, in quanto il mio vero rapporto con la fotografia nasce nel 2014, dopo una serie di vicissitudini tragiche familiari. La macchina fotografica diventa il mio mezzo per comunicare un nuovo sguardo interno sul mondo. Mi ispiro e mi ritrovo negli scatti dei grandi maestri, Bresson, Doisneau, Scianna, Frank; inizio quindi a sperimentare per diversi anni la strada dove mi sento a casa, alla ricerca di un attimo che racconta, che apre una visione, amo sentire quello che gli regalano gli incontri causali, le occasioni che si creano naturalmente quando si è a contatto con i passanti; tutto questo diventa un modo di conoscermi, lo stare dentro a quel che vedo non solo dal mirino.
Prima di dirigermi completamente nel percorso di fotografo, complice la sua attività sempre presente di pubblicitario, ho la possibilità di mantenere un contatto diretto e stimolante con fotografi professionisti, fino all’incontro con Letizia Battaglia, dalla quale metto a frutto le preziose indicazioni. Inizio a seguire progetti di reportage di carattere sociale e antropologico, la mia cifra stilistica è nel documentare.
Nel 2018, dopo un viaggio a Cuba, riesco ad allestire una mostra “Human Mirror” ad Avellino, dove gli studi fatti iniziano a dare i suoi frutti con una crescita compositiva, caratterizzata da giochi di luce ed elementi architettonici che si fondono con l’elemento umano, sempre presente nelle sua fotografie. Dal 2017 al 2019, attraversando gli ambienti del tango argentino, che pratico abitualmente su Napoli, Salerno e in altre zone della Campania, curo un reportage sullo studio e la pratica del ballo sociale più famoso al mondo. Ne verrà fuori un lungo e approfondito lavoro che presto avrà il giusto palcoscenico.
La ricerca di temi sociali, che mettono in luce il disagio di chi è meno fortunato, di chi è ai margini e diventa invisibile muovono il suo interesse e inizio a curare insieme all’amico giornalista Antonello Plati un progetto che racconta la situazione ancora precaria e vergognosa di famiglie che vivono ancora sulla propria pelle, quotidianamente, l’evento tragico del terremoto del 1980. Nasce “40 e non vederli”.
Nel 2021 seguo la campagna elettorale di Angelo Moretti a Benevento, un’esperienza che mi coinvolge pienamente e che mi porta a contatto più profondo con la comunità beneventana. Mi viene commissionato dapprima di raccontare il degrado della città capoluogo attraverso il reportage “Il silenzio è cosa viva”, per poi seguire giornalmente gli incontri del candidato sindaco con i cittadini e curare la ritrattistica di tutti i candidati del movimento civico.